Un kookaburra in giardino

Un kookaburra in giardino

mercoledì 29 maggio 2013

Questo, per noi, è il 20 maggio! (seconda parte)


Chi abita questa parte della pianura, dove si intersecano le provincie di Ferrara, di Modena, di Mantova e di Rovigo, difficilmente avrebbe pensato che in questi territori potessero avere origine terremoti come quelli che si sono scatenati un anno fa. Prima delle sequenze sismiche iniziate nel mese di maggio 2012,  per i nostri conterranei i motivi di allarme, al più, potevano derivare dalle piene del Po, dei suoi affluenti di destra: Secchia e Panaro, o dal fiume Reno. I flussi di questi corsi d'acqua però, per quanto talvolta imponenti, possono essere osservati nella loro progressione verso la foce e consentono, in caso di pericolo, di allertare per tempo le popolazioni. Con il terremoto questa possibilità non esiste; allo stato attuale delle conoscenze non lo si può prevedere.
http://www.meteoweb.eu/
La notte del 20 maggio scorso, all'una e un quarto, molti di noi sono stati svegliati da una forte scossa (di magnitudo 4.1 della scala Richter), ma  pochi sono usciti dalle case e la maggior parte è rimasta nel proprio letto, pensando che quello scuotimento, breve ma particolarmente violento, non fosse che l'eco di un evento accaduto lontano dalle nostre terre e non il preludio di una sequenza sismica quasi interminabile. Quella notte quasi nessuno ha consultato il sito dell'Istituto Nazionale  di Geofisica e Vulcanologia, come facciamo ora giornalmente, e quasi nessuno sapeva che nell'anno 1570, proprio i territori dell'attuale provincia di Ferrara e gli abitanti del tempo, furono squassati per quasi quattro anni da "scosse con boati", "boati senza scosse", "tremori con risalite di acque putride", "rigurgiti di sabbie dalla terra". Termini riferiti, in un incontro in piazza con i cittadini di Bondeno, dal  dottor Romano Camassi, sismologo dell'INGV, riportati nelle cronache di cinquecento anni fa, sulle quali lo stesso avevo svolto ricerche e studi; 
con buona pace dei "complottisti" del modenese (a mio parere novelli seguaci di Scrat - lo scoiattolo preistorico dell'"Era Glaciale"- che conficcando la sua ghianda nel pack, causava la frantumazione di un'intera calotta polare), i quali indicano come cause del sisma iniziato un anno fa, prospezioni geologiche eseguite nell'area di Rivara o fantomatiche attività di fracking, realizzate in non meglio precisati campi di trivellazione (chi trivellava cinque secoli prima?).

Per convinzione diffusa e molto radicata, suffragata da credenze non solo popolari, la pianura Padana, per la sua natura alluvionale, non era considerata dagli abitanti terra a rischio sismico. I sedimenti riversati nei millenni dai nostri fiumi, per noi rappresentavano un materasso di sicurezza che avrebbe attutito e rallentato la propagazione di qualsiasi onda tellurica, salvando le nostre case. Dallo scorso maggio abbiamo scoperto che non è proprio così. 
E' come se si fosse rotto il biliardo sul quale si svolge la nostra vita, quel piano livellato che percorriamo in lungo e in largo con le biciclette (in ogni famiglia ne abbiamo in abbondanza) o con le automobili. Non si è strappato solo il tappeto, ma la spaccatura è arrivata in profondità: leggendo e ricercando, abbiamo scoperto che i terremoti si sarebbero originati per l'attivazione di due faglie distinte a ovest della città di Ferrara, nella parte occidentale della provincia e nei territori orientali del modenese; una terza, a est della città, sarebbe per ora ancora inattiva. 
http://www.ingv.it/it/
Consultando il sito e le mappe pubblicate dall'INGV, per la verità non sempre di semplice lettura per chi non è geologo, abbiamo potuto osservare graficamente la collocazione degli epicentri, i quali sono distribuiti in un'area estesa indicativamente settanta chilometri! Nei primi mesi del terremoto iniziato un anno fa, le scosse sono state migliaia e, con esse, sono state migliaia le persone che in ogni circostanza sono fuggite dalle loro case, hanno abbandonato i loro posti di lavoro, hanno trascorso le notti nelle automobili. Migliaia di spaventi, di momenti di terrore e di panico, con i loro carichi di angosce, inquietudini, afflizioni, sofferenze, e in molti una nuova sensazione: la consapevolezza di non sapere come affrontare, con le proprie famiglie, una situazione che in ogni momento avrebbe potuto sconvolgere l'esistenza. 
Dopo la forte scossa delle 4:04 (di 5.9 gradi della scala Richter), che ha causato la morte di quattro operai dei nostri paesi sorpresi al lavoro nei turni di notte, nell'arco di circa un'ora è stata una sequenza di tremori di intensità molto forte (tra le altre almeno otto scosse di gradi compresi tra il 4.0 e il 4.3 della scala Richter, con una scossa di 4.9 alle 5:02 circa), proseguiti per tutta la giornata della domenica ed i giorni successivi. Questa successione di terremoti e la distribuzione molto ampia degli epicentri, è resa con particolare realismo da un'animazione visibile nel sito Quakeback, Emilia 2012 (per far partire la simulazione basta attivare la freccia nera, in alto a destra, il simbolo di "start"). A noi rivederla mette ancora molta impressione. 


http://quakeback.delegno.it/#45.223,10.415|44.2,12.406|2|20/05/2012|15/06/2012|5000

Il nostro paese è a circa quattordici chilometri dal luogo in cui si è originata la scossa delle 4:04, ma vi assicuro che le onde che si sono generate sul terreno (increspandolo e propagandosi come se stessero attraversando uno specchio d'acqua) hanno raggiunto  le nostre abitazioni in un baleno, precedute ed accompagnate da un rombo talmente fragoroso e potente da ricordare, a chi era nel proprio letto, il passaggio di un treno attraverso la stanza. 
La frazione del nostro comune più vicina a quel luogo si trova a circa otto chilometri e mezzo di distanza. L'abitato di questa frazione, Scortichino, ha subito crolli e danni molto importanti, sia alle abitazioni che ai capannoni artigianali, mentre nell'insieme, nel  territorio della nostra municipalità, indicativamente un quarto degli edifici, seppur non crollando, è stato danneggiato seriamente e reso inagibile. 
Chi attraversa le campagne di Bondeno o  le sue frazioni ed il centro storico, contrariamente a quanto è accaduto a Finale Emilia, Cavezzo, San Felice Sul Panaro, Mirandola, Medolla, Cento, Crevalcore ... non vede devastazioni. Gli edifici nel complesso hanno retto la forza d'urto delle onde sismiche ed hanno protetto la vita di chi vi  abitava. Però in molti di questi le persone non hanno potuto più rientrare. 
Da un anno nei paesi delle nostre zone non sentiamo più il suono delle campane: la maggior parte dei campanili, veri e propri punti di riferimento per chi percorre le strade della pianura padana, è stata lesionata in modo importante o irreparabile, tanto da richiederne, in alcuni casi, l'abbattimento. In altri le grandi campane, spesso udibili anche a distanza, sono state rimosse e posate a terra per sicurezza. Così quel suono familiare, talora al punto da non essere quasi più ascoltato tanto divenuto usuale, ora non si può più sentire e, quasi certamente, sarà così ancora per molti anni a venire.


Andrea

"Bells Down" - Campane del campanile di Ficarolo (Ro): altezza 75 m.
Fotografia di Paolo Furini:  http://www.flickr.com/photos/furinipaolo





lunedì 20 maggio 2013

Questo, per noi, è il 20 maggio!

"Dieci secondi e non capisci più chi sei e dove sei.
Quindici e sei certo che morirai.
Venti e pensi a chi ami, ai volti che non vedrai più.
Venticinque e ti chiedi quanto possa reggere ancora il tuo cuore.
Trenta e vedi le leggi della fisica cambiare attorno a te.
Quando smette capisci che avrai per sempre paura della terra che ti ha generato.
E che per questo la ami ancora di più".


Maurizio de Giovanni - da "Scosse" Scrittori per il terremoto - Felici editore


Le parole scritte nel testo qui  sopra sono la nostra verità, quelle che ciascuno abbia sperimentato il terremoto, non può che condividere pienamente, sentendo rappresentato in esse, lo sconvolgimento provato.
Lui, il sisma, ci ha marchiati a fuoco. Siamo figli suoi, non riusciamo e non possiamo dimenticare. Forse non lo vogliamo, perchè significherebbe perdere la nostra memoria storica, quella fatta di luoghi che hanno accompagnato la nostra vita sino a quel terribile giorno.



Chiese (la tradizione religiosa, ma anche il ricco patrimonio artistico che le abbelliva), strade, case ( i nostri nidi, che abbiamo sempre considerato inviolabili e indistruttibili), ma anche la terra stessa, le campagne ferite dalle faglie che l'hanno spaccata e aperta, gli argini dei fiumi o le rive dei canali danneggiate. 





Ancora di più non desideriamo perdere la memoria delle persone morte in quei giorni e per noi ( famiglia e comunità di Bondeno) perdere il ricordo di un amico e il dolore vissuto dalla sua famiglia. Non possiamo dimenticare perchè ogni rumore che sovrasta la normalità, un autoarticolato che transita sulla via principale a velocità sostenuta, una vibrazione dei vetri, un allarme di automobile che scatta indomato, ci allerta, facendoci istintivamente correre verso lo spazio aperto, lontani da ciò che, sino ad ora, era protezione e sicurezza.


Della notte del terremoto, uno dei ricordi indelebili è il suono generato da un insieme di sirene ( allarmi di case, di auto in sosta, di mezzi di soccorso) e rombi ( elicotteri e terremoto)... per me è il suono dello sgomento/stordimento che ho provato quella notte quando, scalza e appena coperta, mi sono ritrovata insieme ai miei cari, col cuore pulsante in ogni parte del corpo, in mezzo alla strada. 



Oggi è anche amarezza... per uno Stato che non ci ha sostenuto. Per uno Stato che, dato il periodo di crisi che stiamo vivendo, ci ha declassati a terremotati di serie inferiore, contando sul fatto che gli emiliani sono persone che, malgrado tutto,  hanno saputo risollevare il capo con le loro forze. Io, come il resto della mia famiglia, mi ritengo fortunata perchè non ho perso il lavoro e neppure la casa, ma nel mio comune ancora 1430 persone alloggiano fuori dalle loro abitazioni e solo una settantina di concittadini si sono avventurati, coraggiosamente, nell'iter amministrativo per richiedere il denaro indispensabile alla ricostruzione. La mia posizione privilegiata mi ha imposto di adoprarmi per chi ancora vive in balia di norme fumose e ingiuste...140 ordinanze regionali emesse ad oggi, che stabiliscono i criteri della ricostruzione e fra le ultime disposizioni governative, una sibillina che opera un distinguo, di non poco conto, fra l'INDENNIZZO che è stato elargito nei passati terremoti e il CONTRIBUTO che verrebbe corrisposto agli emiliani. Non desidero tediarvi con precisazioni burocratiche, sappiate però che l'indennizzo ha natura di risarcimento, revocabile solo in caso di dolo, mentre il contributo può essere revocato nel tempo per i motivi più svariati.


Ora, polemiche a parte, serbo nel cuore la speranza che un giorno rivedrò la geografia quotidiana, simile a quella che è stata in passato e sempre continuerò ad amare questi luoghi che ospitano la mia esistenza.
                                                                                 Monica












giovedì 2 maggio 2013

Attualità

Osservanza pedissequa dei "precetti", un tema tornato di grande attualità e atteggiamento non completamente privo di rischi ...



Ho attinto ancora una volta ad un film dei Monty Python, "Life Of Brian" dell'anno 1979.

Andrea